La “bomba Facebook” scoppiata da qualche settimana si sta rivelando giorno dopo giorno sempre più devastante. Se fino a una decina di giorni fa si parlava della violazione di circa 50 milioni di account personali per scopi politico-elettorali, ora la situazione che sta trapelando, anche dalle dichiarazioni di Mark Zuckerberg, è ben diversa. Innanzitutto, gli account violati sembrerebbero essere ben 87 milioni e localizzati non solo negli USA, ma in tutto il mondo, Italia compresa. Per il nostro paese, sono stati dichiarati violati 214.134 profili, per un totale di un milione di residenti UE. Già dal prossimo lunedì (9 aprile), gli italiani derubati saranno avvisati del loro diretto coinvolgimento: violazione che è stata possibile con l’adesione degli utenti a un test. Data la situazione, è lecito pensare che i dati di tutti i due miliardi di iscritti siano potenzialmente a rischio e potrebbero essere stati oggetto di un accesso improprio; Facebook ha così deciso di “correre ai ripari” rimuovendo la funzione di ricerca di altri utenti tramite e-mail o numero telefonico.

Vi è poi un’altra notizia che va a minare ulteriormente la credibilità e affidabilità di Facebook: sembrerebbe che il social abbia accesso anche alle conversazioni scambiate con l’app Messenger, conversazioni teoricamente private. Secondo quanto ammesso da Mark Zuckerberg in un’intervista, il colosso californiano opererebbe tale controllo al fine di impedire che i messaggi scambiati privatamente violino le regole previste dal social network, proprio come avviene per i post e i contenuti pubblici. Questa rivelazione è stata fatta in riferimento alla pulizia etnica in corso in Myanmar: i sistemi di Facebook avrebbero rilevato e bloccato dei messaggi impropri, link e immagini comprese. Un meccanismo disegnato per poter dunque bloccare comportamenti abusivi.

Le notizie degli ultimi giorni appena descritte hanno ovviamente fatto calare ancor di più la fiducia nel social network, nonostante l’azienda californiana abbia garantito di non utilizzare i contenuti di Messenger a fini pubblicitari. Secondo un sondaggio Ipsos, realizzato dopo lo scandalo, il 57% degli italiani non si fida di Facebook, il 31% ha cambiato le impostazioni per tutelare la privacy e l’89% vorrebbe leggi più severe per difenderla.

Sara Avanzi