Sempre più spesso, in ambito ICT, si sente parlare di Smart City: concetto urbanistico volto a realizzare una sorta di “upgrade” della città, connettendo a livello informatico le infrastrutture e i servizi alle esigenze di imprese e abitanti. Smart City è un “organismo intelligente”, dotato di sistema nervoso i cui neuroni sono rappresentati dai cittadini e le sinapsi dalle più moderne tecnologie di comunicazione, mobilità, ambiente ed efficienza energetica. Tutto questo al fine di creare un dialogo costruttivo fra istituzioni, aziende e individui in un’ottica d’armonia sociale e risparmio.
Nel mondo sono più di 100 le città che hanno annunciato piani di “innovazione smart”, e stando ai calcoli degli esperti entro il 2035 il numero delle aree urbane coinvolte in progetti analoghi sarà superiore a 600. Secondo Research and Markets (società americana di ricerche di mercato), entro il 2021 questi dati porteranno nel ramo ICT un giro d’affari per il valore di 774,8 miliardi di dollari, riferito in gran parte ai settori di piattaforme per i trasporti intelligenti (ITS), videosorveglianza e sicurezza fisica e virtuale delle infrastrutture. Attualmente il mercato più rilevante è quello degli Stati Uniti, i cui ricavi presentano una crescita annuale del 17% e fanno prospettare, per il 2021, un guadagno di 327 miliardi di dollari.
L’Europa, invece, ad oggi ha sviluppato un mercato di “appena” 100 miliardi destinati però, secondo i ricercatori, a crescere fino a sfiorare un tasso annuo del 21% e una cifra di 260 miliardi nel 2021. Sempre in Europa è nato all’interno di Horizon 2020 -programma di finanziamento creato dalla Commissione Europea per sostenere e promuovere la ricerca nello spazio europeo (ERA) un sotto-programma intitolato Lighthouse, il quale prevede la creazione di Smart City su contesti urbani che interessino almeno 10mila abitanti. Grazie a Horizon2020 sono stati messi al bando e avviati una trentina di progetti in altrettante città europee, di cui i più interessanti si trovano, a detta di Mauro Annunziato -direzione divisione Smart Energy del dipartimento Tecnologie Energetiche dell’Enea e coordinatore del progetto Smart City per l’Agenzia nazionale- a Barcellona, Amsterdam e Stoccolma.
E la situazione in Italia? A parte due progetti avviati un paio d’anni fa a Firenze e Milano (i cui risultati si vedranno solo tra due/tre anni) in ambito nazionale siamo ancora alle prime sperimentazioni pilota, tra l’altro su scala ridotta o riguardanti un singolo aspetto, ad esempio l’illuminazione. Ma non sarà un “lampione connesso” a rendere la città intelligente, perché il progetto Smart City acquista il suo vero spirito solo quando coinvolge e integra tutte le infrastrutture digitali e i servizi urbani, permettendo ad entrambe d’evolversi e avvantaggiarsi grazie al costante scambio informativo. Ciò che manca in Italia, a quanto pare, è una visione d’insieme capace di creare le condizioni affinché le energie che plasmano una città non vengano disperse; congiunta a questa insufficienza vi è l’incapacità d’individuare “modelli business” in grado d’assicurare al finanziatore ritorni economici sotto varie forme. A livello nazionale, poi, è presente una grande frammentazione: le aziende sembrano non aver compreso che il principio della Smart City non è quello di una ditta che investe su una città, bensì di un ecosistema in cui è necessario accordarsi, per esempio, sugli standard.
Secondo l’opinione di Paolo Testa, direttore dell’Osservatorio Nazionale Smart City dell’Anci, la grande assente è soprattutto “l’idea di una città desiderata” della quale poter immaginare anche il futuro economico. Una città dove l’abitante non sia trattato alla stregua di mero “cliente” ma a cui -grazie alle strumentazioni di raccolta dati (Big Data) a disposizione delle “città intelligenti”- venga assegnato il ruolo attivo di collaborare con amministrazioni ed aziende, aiutandole nella risoluzione di problemi reali al fine di concretizzare un ecosistema a misura d’uomo e impresa. A questo proposito Parkeon -società con sede francese specializzata in sistemi di pagamento e di biglietteria- in occasione del convegno Citytech 2017 riunirà i principali rappresentanti del settore hi-tech e tecnologie digitali presso la tavola rotonda intitolata “Tecnologie digitali e interoperabilità dei dati nelle Smart City” (Milano, Fabbrica Del Vapore, 14 settembre). Scopo del briefing sarà discutere una strategia utile a sfruttare le più evolute tecnologie col traguardo di fornire valori aggiunti al servizio dei cittadini. Sempre in ambito di Citytech, Parkeon presenterà i “parcometri di nuova generazione”: sorta di assistenti urbani multifunzione, abilitati al pagamento attraverso bancomat/carte di credito e progettati per somministrare prestazioni sia informative (es. consultazione orari mezzi pubblici, piantina città) che di vendita (es. biglietti per il trasporto, cinema, teatri, musei). Considerando le potenzialità dello strumento e il discreto numero di parcometri in Italia (più di 25.000), un simile upgrade snellirebbe certamente il lavoro delle Amministrazioni Pubbliche semplificando al contempo la vita di cittadini e turisti. Un piccolo-grande passo, dunque, verso l’Era Smart.