Tutto perso, tranne l’abbronzatura
L’aereo atterrò a Malpensa in perfetto orario. Raffaele scese con passo rilassato, abbronzatura da brochure e il cappello di paglia ben calcato sul capo, a protezione dell’ultima sfumatura tropicale rimasta. Aveva l’aria di chi ha lasciato i problemi a diecimila chilometri di distanza e non ha nessuna intenzione di riprenderli. Fino a che, all’uscita dall’aeroporto, non accese il cellulare.
Le notifiche esplosero come popcorn.
Un paio di messaggi del commercialista, cinque del responsabile di magazzino, tre chiamate perse dalla segreteria, e infine la mail di risposta del tecnico informatico di fiducia con oggetto in grassetto: DISCO FORMATTATO – DATI IRRECUPERABILI.
«Sarà uno scherzo…» mormorò Raffaele, aprendo la mail. E invece no.
Durante la sua permanenza alle Bahamas – mentre sorseggiava smoothie e documentava il proprio addome su Instagram – un malware, di quelli brutti e cattivi, si era infiltrato nel suo portatile personale. Non per criptare, non per chiedere soldi, ma per cancellare tutto. Con metodo, precisione e la crudeltà tipica di quei programmi con nomi tipo “ZeroDust.exe”.
Una volta rientrato in azienda, la diagnosi proposta dal tecnico era chiara: attacco wiper. Un tipo di malware che, come un’aspirapolvere vendicativo, entra e ripulisce ogni cosa. Niente più fatture digitali, niente piani di semina, addio contratti con i fornitori.
Un’intera stagione agricola ridotta a una schermata nera.
«Ma non si può recuperare nulla? Nemmeno con quei programmi da FBI che si vedono nei film?» chiese Raffaele, col cuore in gola.
«No, guardi… magari fosse stato un ransomware. Almeno lì c’è la speranza del riscatto. Qui è come se qualcuno avesse bruciato un faldone. Non c’è più niente da leggere.»
Un silenzio tombale calò nel piccolo ufficio. Raffaele abbassò lo sguardo, come chi ha appena scoperto che le foto delle vacanze del 2009 non esistono più. E che il PDF del contratto con “Zucchine Bio per Sempre” nemmeno.
«Ma se avessimo avuto un backup…» cominciò il tecnico.
«Non ce l’abbiamo» lo interruppe Raffaele, ricordando improvvisamente il giorno in cui aveva ignorato l’ennesima notifica: “Esegui backup ora?” Cliccando con nonchalance su “Più tardi”.
Eh sì, “Più tardi” era diventato “Mai”.
Il giorno successivo fu una girandola di telefonate, riunioni, giustificazioni, e abbozzi di strategia. La contabilità era in tilt, le bozze del nuovo piano marketing per i pomodori a km zero sparite, e il calendario degli eventi fieristici – con tanto di appuntamenti internazionali – evaporato come la schiuma del mojito.
E mentre Raffaele si aggrappava a un’agenda cartacea del 2023 sperando in qualche salvezza analogica, il tecnico gli lanciò un’ultima occhiata, gentile ma feroce:
“Una copia di sicurezza, Raffaele. Solo una. Sarebbe bastata.”
Quella sera, nel silenzio del suo salotto italiano, senza palme né cocktail, Raffaele avviò il nuovo computer e fece la prima cosa che non aveva mai fatto: configurò un backup automatico.
E per la cronaca, disse addio per sempre al tasto “Più tardi”.
Backup: l’ombrello da aprire prima della tempesta
Fare backup non significa semplicemente copiare dei file: significa creare una rete di sicurezza per quando (e non se) qualcosa andrà storto. La perdita di dati può avvenire per malware, furti, guasti hardware o semplici errori umani, e senza una copia di sicurezza sei letteralmente in balia degli eventi.
Ecco cosa fare per proteggerti sul serio:
- Regolarità: esegui backup automatici almeno settimanali (giornalieri se gestisci dati critici). Imposta promemoria o pianifica processi automatici.
- Ridondanza: conserva copie su dispositivi diversi (es. hard disk esterni e cloud) per evitare la perdita completa in caso di danneggiamento o furto.
- Offline: mantieni una copia non connessa a Internet, per proteggerla da virus o ransomware che potrebbero attaccare anche il backup.
- Controllo: verifica periodicamente che i backup siano leggibili e aggiornati. Un file corrotto salvato dieci volte resta comunque inutile.
Se possibile, utilizza software di backup professionali che eseguono anche il versioning, cioè la conservazione di più versioni dello stesso file. Questo ti permette di tornare indietro nel tempo se qualcosa va storto.
Un backup ben fatto è come un ombrello prima del temporale: inutile se lo apri quando sei già zuppo. Meglio averlo, e non usarlo, che trovarsi in balia della tempesta.
Nella prossima pillola di cyber igiene, conosceremo la storia di Michele, un barbiere che tra un taglio e l’altro decide di connettersi ad una rete Wi-Fi pubblica compiendo l’ennesimo cyber disastro.
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