Robot e lavoro è un argomento di cui abbiamo già trattato più volte; in che modo la tecnologia sostituirà l’uomo? In che modo è e sarà utile al genere umano stesso? Progresso o regresso?
Quale sia la realtà, come detto più volte, ancora non è chiaro; ciò che è chiara invece è la paura che i robot rubino posti di lavoro, alimentata anche dal ritmo incredibile a cui l’intelligenza si sviluppa grazie alla combinazione di big data, algoritmi e potenza di calcolo sempre maggiore.
In questo articolo si vuol prendere in considerazione quali potrebbero essere con più probabilità alcuni dei lavori che ipoteticamente le macchine andranno a sostituire. È facile che lavori con compiti semplici e ripetitivi finiscano per essere automatizzati; uno studio del think tank del McKinsey Global Institute stima che “il 60% delle occupazioni presenta almeno il 30% delle relative attività lavorative costituenti soggette a possibile automatizzazione”. Lavori di responsabilità o di gestione come medici e insegnanti invece saranno molto difficilmente sostituiti, per lo meno nel futuro prossimo.
Già in qualche supermercato sono spuntati alcuni robot come Tally di SImbe Robotics e Pepper di SoftBank Robotics che sostituiscono l’uomo in alcune funzioni: Tally ad esempio si occupa di controllare cartellini dei prezzi, la presenza o meno in corsia e in magazzino di articoli e segnalare prodotti fuori posto; Pepper invece, venduto già in migliaia di copie in Giappone, è stato pensato anche per l’interazione umana nelle vendite al dettaglio ed è capace di utilizzare gesti, interagire verbalmente e interpretare le emozioni umane.
Anche nell’ambito culinario ci sono già state implementazioni di robot nel mercato, come ad esempio Flippy di Miso Robots che è capace di preparare centinaia di Hamburger all’ora.
Nel campo bellico esistono robot capaci di spostarsi autonomamente grazie ad una telecamera e dotati di armamenti per dare supporto e la possibilità alla fanteria di stare lontana dal pericolo il più a lungo possibile, nelle zone di guerra.
Anche il camionista è un lavoro che potrebbe essere, un giorno, completamente sostituito dall’automazione: chiunque ha sentito parlare delle auto autonome, soprattutto dopo l’incidente che ha coinvolto Uber e un passante e, nonostante la pesante battuta d’arresto al progetto sono in molte le aziende che lavorano ad un prodotto simile; il camionista è un lavoro duro e spesso sottopagato e l’utilizzo di mezzi autonomi andrebbe ad ovviare all’attuale carenza di persone disposte a svolgere questo lavoro -per i motivi sopracitati- e apporterebbe anche un risparmio da parte delle aziende di distribuzione. Un uomo inoltre necessita ovviamente di soste e di riposo, mentre un camion senza conducente potrebbe percorrere in 2 giorni un percorso che ne richiederebbe circa 5.
Marco Serico