Qualche tempo fa avevamo trattato all’interno del nostro blog i risultati di un’indagine condotta su 60 nazioni al mondo per misurare il loro grado di digitalizzazione sul periodo 2008-2015 (vedi l’articolo “Misurare la digitalizzazione, livelli raggiunti e impulso all’investimento”). I risultati di tale indagine avevano prodotto una mappa all’interno della quale venivano suddivisi i Paesi coinvolti in quattro aree considerando, tra le altre cose, le loro prospettive per il futuro intese come capacità di generare domanda e continuare ad evolvere. Prendiamo ora in considerazione un’altra indagine, o meglio, una classifica dei paesi più innovativi al mondo. Gli investimenti in questo senso sono una chiave fondamentale per salire di posizione in graduatoria: i risultati ottenuti rispecchieranno quanto affermato in termini di digitalizzazione qualche mese fa?
La Classifica dei Paesi più innovativi al mondo, stilata dall’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, presenta da dieci anni a questa parte la performance di 127 nazioni avvalendosi di 81 indicatori che considerano panorama politico, educazione, infrastrutture e mondo delle imprese. Nel 2017 il Global Innovation Index vede per il settimo anno consecutivo la Svizzera al primo posto. Seguono Svezia, Olanda, Stati Uniti e Regno Unito. Quanto al nostro Paese, come nel 2016 ci collochiamo al 29esimo posto, alle spalle di Estonia, Malta, Belgio e Spagna. In particolare, a penalizzare il risultato italiano sono gli investimenti nell’istruzione e nell’accesso al credito, compensati tuttavia dalla creatività e dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. I risultati finora riportati rispecchiano quando osservato circa il grado di digitalizzazione, dove le performance migliori se le contendono i medesimi Paesi sopracitati e dove l’Italia assume una posizione intermedia che fa ben sperare per il futuro.
Analizziamo ora la situazione italiana nel dettaglio, poiché il 29esimo posto è il risultato del bilanciamento di dati negativi e positivi già in parte citati. I principali punti deboli riguardano il capitale umano e ricerca, ambiti in cui siamo 75esimi (misurati in investimenti nell’istruzione). Addirittura scendiamo all’84esimo posto per accesso al credito e al 109esimo per afflussi netti di investimenti diretti esteri. L’altra faccia della medaglia presenta invece un quadro più roseo: gli investimenti in tecnologie dell’informazione della comunicazione ci fanno guadagnare il 17esimo posto, ottenuto grazie al comparto dei servizi governativi online; vantiamo poi l’ottava posizione per partecipazione digitale dei cittadini; inoltre, per quanto riguarda l’accesso e l’utilizzo di infrastrutture ICT, l’Italia si trova rispettivamente al 33esimo e 34esimo gradino della classifica. Un’ulteriore nota positiva riguarda la creatività: l’industrial design ci vede primi a livello mondiale, e la creatività online ci vede in 29esima posizione; ottimi anche i dati sulla sostenibilità ecologica delle infrastrutture, per i quali ci attestiamo come quarti su scala globale.
Risultati che, da fornitori di servizi ICT, non possono non farci ben sperare 😊. A seguire tratteremo nel dettaglio la spesa sostenuta nell’ultimo anno dall’Italia in riferimento alla digital transformation e le aspettative per il 2018. To be continued…
Sara Avanzi
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