“Fino a quando la macchina sia presente, si ha l’obbligo di usarla. Nessun attinge acqua dal pozzo, quando si può girare un rubinetto.”

“…quando si ha la pancia vuota non ci si pone altro problema che quello della pancia vuota. È quando ci lasciamo alle spalle lo sfruttamento e la dura fatica che cominciamo davvero a farci domande sul destino dell’uomo e sulle ragioni della sua esistenza.”

George Orwell

 

In un mondo dove l’aumento demografico è in continua ascesa e la forza lavoro manuale nei campi dell’industria, dell’agricoltura e dei trasporti si vede sempre più spesso soppiantata da robot completamente automatizzati –l’industria 4.0, caratterizzata da una produzione automatizzata e interconnessa, sta facendo il suo avvento ormai in tutto il pianeta–  è lecito domandarsi quale scenario economico, sociale a lavorativo si parerà dinanzi a un’umanità che nel 2050, si calcola, raggiungerà all’incirca le 10 miliardi di unità.

Un’efficace soluzione a questo problema, secondo l’opinione di Mark Zuckerberg, potrebbe essere data dall’introduzione di un “reddito di cittadinanza universale”, cioè la distribuzione di una quantità di denaro sufficiente a garantire il sostentamento d’ogni individuo.

Non si tratta certo di utopia e, come ha fatto recentemente notare lo stesso Zuckerberg in un post pubblicato su Facebook il 4 luglio, tale possibilità è suggerita dal “Permanent Fund Dividend” d’Alaska (dove il CEO di Facebook si è da poco recato con la moglie) il quale annualmente raccoglie parte delle entrate in denaro dello stato derivate dai guadagni petroliferi, per poi restituirle ai cittadini attraverso un dividendo annuale che, nel 2016, ha superato i mille dollari pro capite.

Questo originale approccio al concetto “reddito di base”, a parere di Zuckerberg, dovrebbe servire da spunto trattandosi di una proposta che, oltre ad essere ad “impatto tasse” zero poiché finanziata da risorse naturali, è completamente bipartisan: la prova sta nel fatto che derivi dai principi conservatori di un governo locale anziché da quelli progressisti miranti a costruire programmi di sicurezza sociale su vasta scala.

“Quando stai perdendo soldi,” scrive Zuckerberg, “ti concentri principalmente sulla tua sopravvivenza. Ma quando produci reddito, hai fiducia nel futuro e cerchi opportunità per investire e per crescere ulteriormente. L’economia dell’Alaska ha storicamente creato questa mentalità vincente, che ha portato alla creazione del reddito di base. Questa può essere una lezione anche per il resto del paese.”.

Zuckerberg non è il solo esponente della Silicon Valley ad aver espresso un parere favorevole nei confronti del reddito universale. Accanto a lui, infatti, vi sono personaggi del calibro di Elon Musk, CEO di Tesla, e del fondatore di eBay Pierre Omidyar.

Il tema del reddito universale non è certo una novità, ma il fatto che ultimamente si faccia sempre più vivo e presente tra i vertici della conoscenza in tema di robotica e intelligenza artificiale, dove la consapevolezza dell’impatto sociale che queste potrebbero causare in un futuro prossimo è alta e concreta, dovrebbe servirci come campanello d’allarme utile a riflettere seriamente sull’argomento: ciò che fino a pochi anni fa era considerato mera fantascienza, a breve potrebbe concretizzarsi in una realtà da sogno… oppure in un incubo.

 

Marcello Argenti