Continuano le truffe ai danni degli utenti dell’app di messagistica più diffusa al mondo. L’anno scorso WhatsApp aveva annunciato di aver sfondato il numero di un miliardo di utenti, nonostante il crescente gradimento nei confronti di app analoghe quali Telegram e Facebook Messenger. Si tratta in ogni caso di cifre impressionanti che hanno inevitabilmente attirato l’attenzione degli hacker che si sono sbizzarriti nel creare o rilanciare periodicamente una grande varietà di truffe ai danni degli utenti.
Abbiamo già parlato nelle scorse settimane di due metodi usati dagli hacker tramite questa diffusissima app: si tratta della truffa del profilo scaduto e di quella relativa alla possibilità di cambiare i colori allo sfondo della app secondo le proprie preferenze. Altre due truffe stanno circolando in questi giorni. Innanzitutto è stata fatta circolare su Google Play Store una nuova applicazione dal nome molto analogo: in questa occasione gli hacker sono stati piuttosto ingegnosi nell’aggirare i ferrei controlli di Google Play, lanciando inizialmente l’app con il nome di Fhatsupp, e successivamente modificandolo in Whatsapp. È bene sapere che su Google Play Store il nome originale dell’applicazione è Whatsapp Messenger, quindi è opportuno diffidare da tutte le altre denominazioni. Un secondo campanello d’allarme scatta nel momento in cui, in fase di installazione l’applicazione fa due richieste piuttosto atipiche: la disattivazione dello stand-by del dispositivo e l’accesso di rete completo. Se vi si presentano tali richieste, bloccate immediatamente il download di quella applicazione in quanto potrebbe risultare in un furto dei dati personali e rischi di attacchi phishing.
L’altra truffa che è in circolo in questi giorni e pare non essere nuova ma, al contrario, un remake di truffe precedenti, è la cosiddetta “truffa Carrefour”. In questo caso la truffa si presenta sotto forma di un buono, del valore di 250 euro, ottenibile dopo aver cliccato su un apposito link contenuto nel messaggio (buono associato ai nomi di catene della GDO quali Carrefour o anche Lidl). Come sottolineato anche dalla Polizia di Stato, si tratta di un vero e proprio virus: il compimento delle azioni richieste darebbe libero accesso a tutti i dati contenuti sul proprio dispositivo.