Il 7 febbraio è stata istituita la giornata mondiale per la sicurezza in rete: un modo per sensibilizzare e far emergere quanto poco sia sicuro il web con un occhio di riguardo verso i più giovani. Si tratta di un’iniziativa condivisa da un centinaio di Paesi in tutto il mondo. In Italia il progetto è coordinato dal portale Generazioni Connesse che ha organizzato per la giornata odierna tanti eventi dedicati (tavole rotonde, progetti, dibattiti).
Molteplici sono i rischi che si corrono navigando in Internet e che si celano anche dietro ad operazioni che si svolgono quotidianamente. Secondo un’indagine recente condotta da Microsoft (“Digital Civility Index”) in 14 Paesi sviluppati, il rischio più frequente per i navigati è quello del “contatto indesiderato” via social o via chat, seguito dal trolling, pratica consistente nell’invio di messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi. Non è da sottovalutare ovviamente il sexting ossia il ricevere materiale erotico non richiesto. Di fronte a questi spiacevoli eventi Microsoft sottolinea la necessità di un’educazione civica ad-hoc, atta ad insegnare a vivere bene con gli altri in rete, partendo dai più giovani, posto che gli under 20 oramai passano tantissime ore sul web.
La consapevolezza dei rischi e pericoli sopra citati sta comunque aumentando tra i più giovani che dimostrano di essere, tra l’altro, più disponibili degli adulti a condividere le proprie esperienze on line negative, oltre a essere più informati dei loro stessi genitori su tematiche come il cyberbullismo e cyber crime.
Ma quando si parla di cyber crimini nemmeno l’utente più esperto può ritenersi in toto protetto da questa minaccia. La situazione diventa poi più intricata se si considera che i cyber crime variano da nazione a nazione. Ci sono ovviamente delle regole “universali” che ci permettono di tirare qualche sospiro di sollievo.
- Non può non essere citato in primis l’adozione di un buon antivirus: non si tratta solamente di una prerogativa dell’utilizzo del computer, ma è invece opportuno disporre di app antivirus anche su smartphone e tablet.
- La password è, dopo l’antivirus, la più importante protezione per i nostri dispositivi e documenti. Purtroppo non è ancora diffusa la cultura dell’utilizzo di password “sicure” ossia rispondenti a determinati criteri. Innanzitutto è bene usare una password diversa per ogni account creato; la password deve inoltre avere almeno 8 caratteri che comprendano lettere minuscole e maiuscole, numeri e caratteri speciali. Non usare parole associate alla nostra persona ma piuttosto orientarsi su parole inesistenti. Infine è buona prassi cambiare regolarmente le password soprattutto per la propria casella di posta elettronica e per gli account di home banking.
- Fanno seguito gli aggiornamenti: operazioni che tendiamo spesso a rimandare e che se trascurate possono agevolare l’ingresso di malware.
- A livello italiano, la minaccia principale è rappresentata delle email contenenti link infetti e finte richieste di informazioni che possono sfociare nell’ormai ben noto ransomware. In caso di email sospette o che presentano allegati insoliti, eseguite almeno un paio di controlli con l’antivirus o semplicemente eliminatela!
- I ransomware possono insidiarsi anche a seguito del download di componenti aggiuntivi attraverso app, barre degli strumenti e pubblicità. Un primo sintomo che si può riscontrare in questi casi è un quasi immediato rallentamento del pc. Per evitare l’installazione di componenti indesiderate è sufficiente non effettuare il download di un programma utilizzando le impostazioni predefinite; meglio controllare file per file cosa si sta aggiungendo sul proprio computer.
- Anche la condivisione di file tramite supporti di memoria quali chiavette USB può rilevarsi pericoloso: in caso di virus equivarrebbe a passarsi un fazzoletto usato da raffreddato a persona sana. È buona prassi in questo caso lanciare una scansione del dispositivo prima di aprirne i file contenuti.