Gli attacchi informatici che hanno colpito Luxottica e il gruppo Carraro a settembre non sono stati degli episodi isolati. Le attività informatiche illegali sono, difatti, continuate durante il mese scorso e con l’inizio di novembre, interessando grandi nomi quali Enel e Campari Group. Nello specifico, Enel è stata vittima di un attacco ransomware che ha compromesso i sistemi informatici con la tipica richiesta di pagamento di un ingente riscatto. Campari Group, invece, è stato oggetto di un attacco malware che ha determinato la temporanea sospensione dei servizi.
Il problema degli attacchi informatici risulta essere più serio del previsto in quanto, al di là del blocco operativo temporaneo, a esso si sommano ingenti perdite in termini di fatturato e grandi difficoltà nel riprendere l’attività produttiva a pieno ritmo (aspetto, quest’ultimo, che si aggrava con la situazione di stallo causata attualmente dalla pandemia da coronavirus).

 

Perdite per milioni di euro

Secondo un rapporto dell’Ibm in Italia ci vogliono circa 229 giorni per identificare un attacco informatico e 80 giorni per contenerlo. Ciò sta a significare che se le aziende tornano online in poco tempo i motivi sono essenzialmente due: o hanno contenuto fin dal principio l’attacco grazie a adeguate politiche di business continuity oppure hanno pagato un riscatto. In termini monetari, ogni violazione dei dati costa in media all’azienda colpita tre milioni di euro, considerata la necessità di ripristinare i sistemi, pagare avvocati, riavviare la produzione e recuperare il brand name dell’azienda stessa. Il costo medio relativo al furto di ogni singolo dato è stimato di 125 euro. È invece impossibile fare una corretta valutazione sulla perdita di quote di mercato e perdita di asset importanti come progetti e proprietà intellettuale.

Per tornare al caso già trattato del gruppo Carraro, i dati dimostrano che la temporanea interruzione dei sistemi IT, ha determinato lo slittamento di 15 milioni di euro di fatturato al trimestre successivo con impatti negativi sulla redditività e con un fatturato dei primi nove mesi pari a 325,3 milioni (-23,4%) a differenza di un fatturato annuo pari a 548 milioni registrato nel 2019.

 

È opportuno ricordare che se grandi aziende come quelle citate in precedenza possono subire dei potenti quanto dannosi attacchi hacker, ancor più le piccole e medie imprese locali risultano essere vulnerabili e impreparate nell’identificare e affrontare minacce di questo tipo che possono rivelarsi fatali per il prosieguo dell’attività.

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