Negli ultimi 5 anni, in Italia, gli specialisti in Tecnologie e Dell’Informazione Della Comunicazione (ICT) sono aumentati dello 0,3 %, arrivando a rappresentare il 2,6% (584.800) dei lavoratori totali.  Se da un lato questo potrebbe sembrare positivo, dall’altro bisogna considerare che la media Europea è molto superiore, attestandosi intorno al 3,7% e con una crescita dello 0,7% rispetto al 2011. Il totale di specialisti ICT in UE, infatti, è di 8,2 milioni dei quali 1,8 milioni assunti nei recenti 6 anni.

Nella classifica Eurostat il nostro Paese si posiziona così al 22 posto, davanti solo a Lituania (2,5%), Portogallo (2,4), Cipro (2,2%), Lettonia (2,2%), Romania (2,0%) e Grecia, che con un incremento dell’1,4% va a posizionarsi all’ultimo posto. Sul fronte opposto, invece, le maggiori quote di professionisti ICT presenti tra la forza lavoro totale del proprio Paese sono state raccolte in Finlandia (6,6%), Svezia (6,3%), Estonia (5,3%), Regno Unito (5,1%) e Paesi Bassi (5,0%). Doveroso tuttavia specificare che le nazioni di Regno Unito (1,6 milioni di impiegati), Germania (1,5 milioni) e Francia (1 milione), da sole rappresentano la metà degli specialisti ICT attivi in UE.

Aspetto inquietante da esaminare è che in questa attività le donne risultano enormemente sottorappresentate rispetto agli uomini, e ciò avviene in tutti gli Stati Membri. Le statistiche Eurostat 2016 mostrano chiaramente una maggioranza schiacciante d’impiegati di sesso maschile, fino a raggiungere l’83,3% dell’intera schiera d’esperti ICT presenti nell’UE. A tale proposito le disparità massime sono state annotate in Slovacchia (90,8%), Repubblica Ceca, Malta, Grecia, Ungheria e Croazia (tutte ampiamente sopra l’80%). Questo dato è però da considerarsi in contrasto con la situazione lavorativa globale in UE, dove i generi si presentano assolutamente equilibrati.

Riguardo poi al grado di istruzione degli specialisti ICT, basandoci sui dati Eurostat del 2016 possiamo rilevare che 6 impiegati su 10 possiedono una formazione universitaria. L’Italia è il paese UE con meno professionisti ICT laureati in rapporto a quelli attivi sul lavoro (32,8%), seguita da Germania, Portogallo e Croazia. Le proporzioni di laureati più alte (superiori all’80%), invece, si sono contate in Irlanda e Lituania; mentre appena al di sotto si collocano Spagna, Francia e Belgio. Nell’anno 2016 in UE, il maggior numero di lavoratori laureati è stato registrato proprio all’interno del settore ICT.

Analizzando poi le fasce d’età, si può rilevare che il 36,3% degli impiegati ICT in UE ha un’età inferiore a 35 anni. Sul podio si colloca Malta con il 63,1 % degli impiegati ICT under 35, all’ultimo ancora l’Italia dove i lavoratori con meno di 35 anni solo il 24,5%.

Pur essendo lo specialista ICT un ruolo molto richiesto in tutta Europa, il 41% delle aziende che nel 2016 ha assunto o cercato di assumere personale, ha riferito d’aver trovato parecchie difficoltà nel reclutamento. Le percentuali più alte si sono avute nella Repubblica ceca, dove il dato è stato confermato dal 66% delle imprese. A seguire Slovenia (63%), Lussemburgo e Austria (entrambi il 61%), Belgio (59%), Estonia (58%), Paesi Bassi (57%), Portogallo (32%), Polonia e Italia (entrambi 31%), e in fine Spagna (17%). L’analisi Eurostat non specifica i motivi di queste difficoltà: non è chiaro se siano troppo elevati gli standard richiesti dalle aziende oppure se il numero di persone formate in questo campo, seppur in crescita, non sia sufficiente a rispondere alle necessità imprenditoriali.  Per quanto riguarda l’Italia, se consideriamo l’alto tasso di disoccupazione presente tutt’oggi, questo dato lascia davvero perplessi o per lo meno lascia intendere che la richiesta di tecnici in questo settore sia ancora ridotta probabilmente a causa del processo di ammodernamento aziendale in campo ICT che fatica ancora ad ingranare.

Marcello Argenti