Da diversi anni si parla di intelligenza artificiale e, se in passato facevamo i conti con gli scenari più sorprendenti presentati dai film di fantascienza, oggi le macchine sono ormai diventate parte integrante della nostra quotidianità. Forse le aspettative sono state un po’ tradite: chi pensava di vedersi interfacciare con servizievoli robot tuttofare e automobili volanti dovrà attendere ancora un po’. La tecnologia in questione rimane comunque in evoluzione, così come resta in piedi il dibattito che vede da una parte i timori nei confronti del mondo degli androidi dominanti e dall’altra l’opportunità di usufruire di una realtà automatizzata e semplificata grazie all’ausilio di queste tecnologie.

Con intelligenza artificiale si intende una branca dell’informatica che studia il modo in cui la combinazione di sistemi hardware e software riesce a simulare atteggiamenti propri della mente umana. Il primo campo di applicazione dell’AI (dall’inglese Artificial Intelligence) fu quello dei giochi, dove il robot Deep Blue progettato dall’IBM, nel non lontano 1996, riuscì a battere l’allora campione del mondo in carica di scacchi. A distanza di vent’anni si sente sempre più parlare di intelligenza artificiale per motivi ben precisi. L’AI popola le nostre vite, alcuni esempi: programmi informatici in grado di risolvere problemi quantistici, videogiochi e realtà virtuale, chatbot, smartphone che sanno riconoscere i comandi impartiti a voce, robot aspirapolvere che tengono pulite le abitazioni, automobili che si guidano da sole, sistemi di riscaldamento intelligenti che sanno impostare la temperatura interna ideale per ogni casa. Tutto questo è AI, una disciplina volta a migliorare e semplificare la vita agli umani.

Non trattandosi necessariamente di robot dalle sembianze umane, una domanda sorge spontanea: come riesce una macchina a restituire atteggiamenti simili a quelli assunti da un essere umano e pensare come esso? Il processo attraverso il quale ciò avviene si può sintetizzare in quattro fasi: acquisizione dei dati; presentazione del problema; elaborazione attraverso calcoli e algoritmi; risultato. Quattro fasi collegate tra loro grazie all’azione delle reti neurali artificiali ossia sistemi che riproducono il funzionamento dei circuiti neurali propri del cervello umano e acquisiscono informazioni elaborandole a grande velocità. Con questa tecnologia evolutiva ci si distacca dalla classica logica del sistema binario per arrivare a ottenere soluzioni “intermedie” più vicine al funzionamento della mente umana. Tuttavia è bene tenere in considerazione che la prima fase, l’acquisizione dei dati, richiede ancora oggi un certo intervento da parte dell’essere umano. Per fare un esempio, considerando congegni molto in voga, basta pensare che un termostato smart produrrà il suo effetto solo previa programmazione da parte dell’uomo, ossia la scelta della temperatura ideale.

Tanti benefici, ma come accennato all’inizio, quest’evoluzione fa anche un po’ paura, per due motivi in particolare. Da un lato si teme che nel lungo termine i robot possano tagliare fuori dal mercato del lavoro gli esseri umani e, dall’altro si presenta la preoccupante attenzione che le forze militari stanno manifestando nei confronti dell’AI. La fantasia dei robot ribelli riportata in alcuni film spaventa eccome! Fortunatamente allo stato attuale non siamo ancora arrivati a un’evoluzione della robotica e dall’AI tale da riuscire a sostituirsi completamente all’uomo.

Sara Avanzi